Incuriosita dal mondo della pallacanestro alla tenera età di quattro anni, mentre guardava la sorella allenarsi, il percorso professionale di Mariella Santucci nel mondo del basket è stato definito nel momento in cui ha deciso di prendere in mano la palla. Personalità di spicco e talento all'altezza, dopo aver militato per quattro stagioni nei Toledo Rockets, la cestista bolognese racconta i dubbi che ha dovuto affrontare prima di diventare una giocatrice professionista e di come i social media abbiano cambiato la percezione delle donne nello sport.
Ci parli di te?
Di me stessa posso dire che sono un'atleta ma non solo. Mi piace guardare e praticare diversi sport e mi piace anche leggere, dipingere e fare puzzle. Mi piace passare il tempo con la mia famiglia e i miei amici; mi piace viaggiare in giro per il mondo.
Quando hai iniziato a praticare basket?
Ho iniziato a praticare la pallacanestro all'età di 4 anni, perché mio padre e mia sorella giocavano a basket e io ero sempre in palestra. Un giorno, avevo 4 anni e guardavo mia sorella che si allenava; ho deciso di interrompere il suo allenamento e ho iniziato a palleggiare anch’io. Da lì è iniziato tutto.
Qual è la cosa migliore che ti ha insegnato il tuo sport?
Mi ha insegnato molto, ma la cosa migliore che mi ha insegnato è di non dubitare mai di me stessa e di sognare sempre in grande. Che ci saranno alti e bassi, ma ne vale la pena.
Che consiglio hai per le giovani ragazze che vogliono avvicinarsi al basket o allo sport in generale?
Il mio consiglio alle ragazze che vogliono avvicinarsi alla pallacanestro è di lavorare sodo, ma di divertirsi e di credere sempre in sé stesse, a prescindere da tutto.
Qual è il risultato sportivo di cui va più fiera?
Arrivare in nazionale e vincere il campionato al primo anno di università.
Ti ricordi il momento in cui hai capito che il basket poteva rappresentare per te una carriera lavorativa?
Il momento in cui ho capito che poteva esserci spazio per una carriera nel basket è stato quando sono stata presa all'università (americana) per frequentare i 4 anni. Mi svegliavo ogni giorno per andare ad allenarmi pensando che questo sarebbe potuto diventare un giorno il lavoro dei miei sogni.
In quanto donna, ha mai avuto dubbi sul fatto di poter diventare un'atleta professionista? Cosa ti ha fatto cambiare idea?
Avevo dei dubbi perché non sapevo se il basket potesse diventare un vero lavoro per me e se ce l'avrei mai fatta o meno, ma poi ho visto molte giocatrici professioniste che lo facevano e questa è stata per me fonte di ispirazione. Ho cambiato idea vedendo molte atlete che ce l’avevano fatta.
Pensi che le donne che praticano basket siano sufficientemente rappresentate/riconosciute dalla società? Se non è così, cosa pensi possa aiutare a raggiungere un livello di rappresentanza più equo?
Penso che le donne dovrebbero essere maggiormente rappresentate e riconosciute dalla società. Penso che potrebbe essere d'aiuto mostrare le partite in tv e sui social media, ma anche lasciare che le atlete parlino delle loro esperienze e delle loro carriere, che potrebbero essere d'ispirazione per i giovani e per tutti gli altri.
In che modo i social media, secondo te, hanno contribuito a cambiare la percezione dello sport professionistico femminile?
I social media hanno contribuito a cambiare la percezione delle atlete perché hanno dato la possibilità a tutte le atlete di farsi vedere, di entrare in contatto con i fan e di ispirare le atlete più giovani e le persone di tutto il mondo.
Se potessi, qual è la cosa che cambieresti del tuo sport dal punto di vista delle donne?
Non credo che cambierei nulla dello sport che pratico perché lo amo.