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L'INARRESTABILE ASCESA DEL JAZZ BRITANNICO

Abbiamo incontrato il batterista jazz Moses Boyd per un'intervista esclusiva.

Cinci anni fa, se avessi chiesto a qualcuno del "jazz britannico" avrebbero pensato che stavi parlando dell'età d'oro del jazz del dopoguerra nel Regno Unito. Ma dal 2015, c'è stata una straordinaria rinascita del genere. I giovani si connettono di nuovo con il jazz, attirati dalla sua imprevedibilità. C'è una nuova generazione di giovani artisti del jazz britannici come Ezra Collective, Shabaka Hutchings e Nubya Garcia, che vengono elogiati ovunque, dal The Guardian al New York Times al Rolling Stone Magazine. Da dove viene questa nuova ondata di jazz e dove sta andando?

Il South Londoner Moses Boyd è stato un catalizzatore chiave per questo cambiamento. Il batterista jazz e vincitore del MOBO Award è diventato un nome enorme nella scena britannica grazie ai suoi album acclamati dalla critica, sia come solista che nel duo Binker & Moses. Ricorda quando il genere era limitato nei retro dei club. In questi giorni, lui e altri colleghi jazz sono stati impegnati per le line up insieme a Four Tet, Jon Hopkins e Little Simz. "Ora i ragazzi che hanno 16 o 17 anni si stanno appassionando a questa cultura", dice. "Le barriere stanno scendendo, non devono più cercarlo in luoghi diversi o lontanti."

Boyd cita molte ragioni che hanno dato vita a questa ondata di jazz britannico: micro-cambiamenti che vanno dall'ascesa dello streaming alla crescita dei social media. Ma una cosa che ha impattato di sicuro è stato l'impatto dell'album di Kendrick Lamar del 2015, To Pimp a Butterfly. "Era quasi come una dichiarazione: torniamo di nuovo al jazz e all'hip-hop." 

Ma il genere non si stava solo collocando all'interno del rap mainstream. Nove mesi dopo "To Pimp a Butterfly", l'ultimo album di David Bowie, Blackstar, fu pubblicato e girato direttamente al primo posto, vendendo oltre mezzo milione di copie. Era pieno di musicisti jazz come Donny McCaslin e Jason Lindner. "Penso che quell'album l'abbia portato il jazz a un livello completamente nuovo", afferma Boyd.


Ma tutta questa attenzione mainstream sul jazz sarebbe stata priva di significato se la nuova generazione di musicisti britannici non avesse anche costruito la propria fiorente comunità di supporto e collaborazione. Nell'est di Londra, serate come "Church of Sound" a Clapton e il "Total Refreshment Centre" di Dalston sono diventate centri di collaborazione e performance, così come le serate nei club del sud di Londra, tipo Steez e Steam Down. Non è più così inusuale sentire grandi DJ come Floating Points e Four Tet suonare canzoni come "Rye Lane Shuffle" di Moses Boyd.

Cosa rende questo nuovo suono jazz britannico così unico? "Credo che sia il DNA di esso; Londra è unica", afferma Boyd. "C'è una influenza delle Indie Occidentali nella musica e nei ritmi. Londra ha quell'esperienza in cui puoi andare a Brixton e sentirti come se ti trovassi nella piccola Giamaica o nel nord di Londra e sentirti come se ti trovassi in Turchia. Sento che la musica è il riflesso di quella più ampia integrazione."

"Sembrava quasi un'affermazione: torniamo di nuovo al jazz e all'hip-hop".

Rapper britannici, come Little Simz and Kojey Radical, hanno iniziato a incorporare influenze jazz nel loro suono, e Boyd pensa che sia questione di tempo per arrivare a un vero momento di crossover rap nel Regno Unito. "Sento che arriverà grazie i rapper più giovani che sono un po' più attenti a quello che sta succedendo sulla scena musicale".

Per ora, Boyd si concentra sulla fine di un album nuovo di zecca e sul suo nuovo programma su BBC Radio 1Xtra. Non è il solito programma di musica in cui si parla, ma ha creato una miscela fluida di interviste e mashup improvvissati. "Ogni puntata è unica. E ora vedo più DJ cambiare i loro format di spettacolo. Stanno facendo più cose dal vivo, il che è fantastico", dice, con un sorriso.